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A.
Il profumo della torta di mele della nonna
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I natali con la mia famiglia ,la gioia delle piccole cose
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J.
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La zia Giovi 💙
P.
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E.
P.
C.
F.
Il dono che tutti noi dovremmo riprendere è quello contenuto nell'introduzione di don Luigi Giussani su La goccia di Chopin:
Nella vita, come nel brano di Chopin, c'è una "nota" che domina tutto, simbolo della sete di felicità che attraversa l'esistenza umana. Questa nota, apparentemente semplice e monotona, rappresenta il cuore del significato, mentre tutto il resto — le melodie più immediate e accattivanti — diventa una cornice.
Riconoscere questa nota significa comprendere che la vita è animata da un desiderio profondo e inestinguibile di felicità. È questo desiderio che dà dignità alla realtà e impedisce di fermarsi alle superficialità del piacere o delle soddisfazioni momentanee. Senza questa nota, la vita si svuota di senso; con essa, tutto trova una direzione e un movimento continuo, come l'acqua che modella la terra.
S.
Il regalo che recupererei dal passato è la mia prima moto: una splendida Husqvarna 125 Supermotard. Fu il regalo per i miei 16 anni e divenne subito una passione, quasi un’ossessione, che mi accompagnò fino all’inizio dell’università. Rappresentava molto più di una moto: era il simbolo del passaggio da ragazzo ad adolescente, e poi da adolescente a uomo.
G.
"La fratellanza": per me è il simbolo della condivisione affettiva familiare che ho avuto per tanti anni. Una ricchezza, un dono prezioso di cui, allora, non comprendevo appieno l'importanza. Ora, purtroppo, quella connessione non c'è più. Mio fratello.
A.
Un gioiello che mi aveva regalato la mia amata e nonna e che mi è stato rubato da una persona che non maledirò mai abbastanza..
A.
Con il passare degli anni, mi rendo conto che il vero "Regalo" è stato il Tempo. Quel tempo che, da bambino, scorreva lento, come i fiocchi di neve che osservavo dalla finestra della mia stanza durante una Vigilia di Natale. Credo fosse il 1985. "Che bello" pensai, "domani saremo tutti insieme. Domani sarò felice. Domani è Natale!". Un tempo che non è più tornato, proprio come quel mio Natale, ormai lontano…
C.
Un regalo del passato che mi piacerebbe recuperare è un vecchio libro di fiabe. Mi riporta all’immagine di serate tranquille, quando i nonni leggevano e raccontavano storie mentre noi restavamo a casa loro, dando ai nostri genitori un po' di tempo per sé. Recuperare quel libro significherebbe riavere un frammento di quell’infanzia spensierata e, in un certo senso, sentire di nuovo la presenza dei miei nonni. Sarebbe come rivivere quei legami speciali, fatti di tempo condiviso e di amore incondizionato.
V.
Il valore della tradizione.
M.
Un dono per noi speciale è un pupazzo transizionale creato durante la fase Covid da una mamma artigiana conosciuta online. Questo pupazzo porta con sé il ricordo e l’amore dei due nonni di nostro figlio Nicolò, che ora ci guardano dal cielo. È realizzato con un maglione appartenuto al primo nonno e rivestito con la “canottiera” del secondo, capi che indossavano sempre. Simbolicamente, quei vestiti continuano ad avvolgere il nostro piccolo con il loro amore.
A.
Il regalo del passato a me più caro, e che non ho bisogno di recuperare perché è ancora con me, è una piccola collana di quattro libretti "da grande", pensati per essere letti da sola. Me li regalò mio nonno Candido nel 1984, quando avevo sei anni. Li conservo ancora e, negli anni, li ho letti e riletti insieme ai miei figli, rendendo quel dono un legame prezioso tra generazioni.
I.
La gentilezza. Un tempo, nella forma e nella sostanza, la società era più gentile. E credo fermamente che la gentilezza tra le persone migliori la qualità della vita di tutti, rendendo la società nel suo insieme più armoniosa. Essere gentili significa anche saper riconoscere la bellezza e l’armonia che ci circondano.
L.
Un trenino a batteria, regalo di Santa Lucia, ricevuto quando avevo 4 o 5 anni.
M.
Il dono che vorrei recuperare è stato un libro sul linguaggio e uno sulla crescita interiore. Questi libri evocano il ricordo di un amico di gioventù ritrovato, che ha cambiato il mio modo di vedere le cose in un momento cruciale della mia vita.
I.
Potrà sembrare scontato, ma il mio desiderio sarebbe riabbracciare mia mamma. Sentire di nuovo la forza di un affetto materno, che mi manca profondamente, e potermi sentire una figlia completa di quel legame unico.
L.
La mia prima altalena mi riporta al senso di gioco e libertà, insieme al ricordo del nonno e del papà che lavoravano con cura per ancorare a terra la struttura gialla che avevano fatto realizzare per me e mia sorella. Ancora oggi, ogni tanto, vado al parco e mi siedo su un’altalena per rivivere quelle stesse emozioni.
I.
Il dono più prezioso per me è il ricordo, sempre disponibile quando ne ho bisogno. Penso alle estati trascorse in campagna dai miei nonni: le mani tra i fili d’erba, il latte appena munto, il profumo del pane cotto nel forno a legna, lo sguardo di mio nonno. Sono momenti che racchiudono emozioni, valori e la capacità di trovare felicità nelle cose semplici.
Tra gli oggetti, il bracciale che indosso da circa 30 anni: un regalo di una cara amica, a cui inizialmente non avevo dato grande valore. Con il tempo, è diventato per me un amuleto, simbolo del valore del tempo e di ciò che matura con esso.
D.
Il mangiadischi color aragosta, un dono di Santa Lucia (ero troppo piccola per sapere se fossero stati i miei genitori, i nonni o gli zii a regalarlo), è uno dei ricordi più vividi della mia infanzia. Mi riporta ai pomeriggi invernali trascorsi a casa dei nonni, immersa nell’ascolto delle fiabe: "A mille ce n’è nel mio cuore di fiabe da narrar…". Ricordo il calore avvolgente della stufa, il profumo delle bucce di mandarancio che bruciavano leggermente sul fuoco, e spesso la neve che cadeva lenta fuori dalla finestra. Momenti semplici, ma pieni di magia.
D.
Non devo recuperarlo, perché è ancora con me: un vestito che non ho mai indossato. Me lo regalò mia cugina pochi mesi prima di lasciarci. Sono cresciuta con lei, e ogni tanto arrivava con regali inaspettati e imprevedibili. Ogni volta che lo guardo, quel vestito mi riporta ai nostri incontri, alle nostre risate e alle infinite chiacchierate che rendevano speciali i momenti trascorsi insieme.
E.
Il dono che vorrei riportare indietro è la tradizione delle serate trascorse ad ascoltare le storie dei nonni. Quei momenti erano preziosi, rappresentavano un ponte tra le generazioni, un’occasione per tramandare saggezza e costruire connessioni profonde. Allo stesso modo, la Festa dell’Apparizione, che da oltre quattro secoli si celebra a Borgo Santa Caterina, incarna il legame con la nostra identità culturale e storica. Ricordare e preservare queste tradizioni non è solo un atto di memoria, ma un impegno e una responsabilità verso il futuro.
A.
Avere avuto l’onore di lavorare con Rita Levi Montalcini mi ha insegnato il profondo significato di responsabilità, intesa come la capacità di dare risposte, e di sacrificio, inteso come un atto reso sacro. Mi ha mostrato la differenza tra essere un professionista e fare il professionista.
Ho compreso che la nostra identità non dovrebbe mai limitarsi a un titolo. Sentirlo affermare da un premio Nobel è stato un insegnamento di inestimabile valore. L’impronta che lasciamo nel mondo dovrebbe essere la sintesi dei nostri valori, del cuore e della mente che coltiviamo, e non la mera rappresentazione di uno stereotipo professionale o, peggio, di un titolo vuoto.
A.
In un momento di conflitti come questo, risuonano con forza gli insegnamenti di mia nonna Elsa. Avendo vissuto la Seconda Guerra Mondiale, ha affrontato la sua "terza" guerra crescendo me. Non è stata una maestra tanto per le sue parole, quanto per l'esempio che ha dato: ha dimostrato che, anche di fronte alle perdite più grandi, esiste sempre un motivo per vivere, ed è la vita stessa. Questo messaggio permea la mia vita e il mio lavoro: anche nei giorni più bui, trovare un attimo per essere grati di essere vivi e ricordare che possiamo scegliere il nostro domani è un dono che porterò con me per sempre.
A.
il primo motorino che i miei mi hanno regalato, che mi ha permesso di capire cosa volesse dire essere indipendente
R.
Il regalo più bello della mia vita è stato avere due nonni con cui sono cresciuto e a cui devo tanto, se non quasi tutto. Riprendendo una frase di Einstein, purtroppo, quando li hai accanto, non hai piena consapevolezza di quanto siano importanti; invece, ora che vorrei condividere con loro ciò che sono riuscito a costruire, mi rendo conto di non poter più contare sulla loro presenza…
M.
Più che un regalo in particolare, recupererei il libro, oggetto e strumento oggi dimenticato, a favore del semplice gesto di “scorrere” le informazioni per perdere tempo e mettere “like”... il tutto riguardo storie di persone che non si conoscono e a discapito di un tuo vicino di casa che magari neppure conosci…
L.
I miei compagni delle medie mi regalarono un bellissimo astuccio delle Nay-Oleari rosso con le palme,(chissà che fine ha fatto...) il ricordo è legato al fatto che lo desideravo tantissimo e poi, una volta ottenuto, non mi sembrava così importante possederlo … il desiderio ci spinge verso nuovi orizzonti che si spingono sempre oltre.
P.
Una bambola che avevo ricevuto a santa Lucia... perché mi basta chiudere gli occhi per ricordarmi il momento in cui l’ho scartata mentre ero in braccio alla mia nonna materna e con le lacrime agli occhi, dalla gioia, vedevo a fianco a me i miei genitori e la mia sorellina… una magia di una santa notte… che per noi era tutto… era gioia pura... e che purtroppo oggi è così difficile rivivere…
S.
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